65 anni dopo i bombardamenti

65 anni dopo i bombardamenti

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I bombardieri americani del gruppo Bombardieri 454 tornarono a Parma il 2 maggio, a una settimana di distanza dalla devastante incursione del 25 aprile, che aveva messo in ginocchio la città. Era la loro seconda “visita”. Il primo bombardamento, quello della sera del 23 aprile, fu infatti ad opera dei bombardieri inglesi della Raf. Questa volta l’incursione non colpì a tappeto la città, ma causò un eccidio al Cornocchio di Golese. Prendendo come obiettivo il comparto ferroviario, un bombardiere americano centrò un bersaglio non previsto: un rifugio antiaereo, dove avevano cercato riparo 150 persone, tra abitanti della zona e viaggiatori, scesi frettolosamente da un treno subito dopo l’allarme.
Il rifugio fu sfortunatamentre centrato e vi persero la vita 61 persone. Sul luogo è stato eretto un cippo, davanti al quale ogni anno viene ricordato l’eccidio dalle autorità cittadine. Durante la stessa incursione area fu colpita la Ferrovia, che era l’obiettivo primario, e poi viale Fratti e la Ghiaia.
(Terza puntata. Continua)
(Nelle foto, dall’alto – CLICCARE PER INGRANDIRE – : 1) La ferrovia bombardata; 2) Dopo l’incursione, in viale Fratti; 3) Bombe sui palazzi della Ghiaia)
UN VENTICINQUE APRILE DI DISTRUZIONE E MORTE

UN VENTICINQUE APRILE DI DISTRUZIONE E MORTE

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Un venticinque aprile da non festeggiare. Sì, proprio il 25 aprile. Un anno dopo anche Parma, come tutte le città italiane, avrebbe accolto in festa i “liberatori”. Ma adesso, in quel 25 aprile del ’44, i liberatori erano lì per fiaccare la resistenza repubblichino-nazista e quindi a seminare distruzione e morte. La nuova Apocalisse arrivò alle 12,15. Quando stavano per essere celebrati i primi funerali solenni dei primi 15 morti di due sere prima. Questa volta il bombardamento fu ancora più vasto e devastante di quello di due sere prima. Dai libri e dai vari documenti storici risulta che furono colpiti questi “bersagli”: Piazza Garibaldi, Via Mazzini, via Cavour, Borgo Santa Brigida, borgo San Biagio, via Cairoli, Borgo Antini, Borgo Regale, Piazzale San Lorenzo, Via XXII luglio, Borgo Felino, Borgo Riccio, Viale delle Rimembranze, Orto Botanico, Chiesa di San Pietro, Chiesa della Steccata, Chiesa della Trinità, Chiesa di Santa Maria delle Grazie, Seminario Maggiore, via Farnese, Asilo Guadagnini. Più di 130 morti, più di 150 feriti. 
Di quella seconda devastante incursione aerea anglo-americana scrisse, tra l’altro, Arnaldo Barilli: “Passavano e ripassavano sulle nostre teste chine i motori rombando; udivamo il sibilare delle bombe, ne seguivamo il cammino con il respiro sospeso. Ne udivamo lo schianto. Dove avranno colpito? Ci chiedevamo. Da Piazza Garibaldi scomparve il palazzo dei Conti Bondani, che ospitava la Banca Commerciale; in frantumi l’inizio di via Mazzini, danneggiata la Chiesa di S. Pietro. Anche via Cavour ne soffrì … miracolosamente indenne la cupola della Basilica di S. Giovanni, per lei hanno pagato via Cairoli, il Seminario, via Venti marzo,  e l’elenco prosegue all’infinito  … fino agli  angoli periferici della città. L’animo non regge – conclude Barilli – a riandare e enumerare tanta iattura. E solo ci si consola pensando che per l’amore e per la tenacia dei suoi figli Parma saprà risorgere dalle sue ceneri, più bella di prima.
La “Gazzetta di Parma”, che in quel periodo di guerra non era nelle mani della famiglia Molossi (che era uscita dalla proprietà nel ’28), ma del Governo repubblichino, diede notizia del nuovo bombardamento nell’edizione del 28 aprile, con un articolo su tre colonne dal titolo “Violento attacco terroristico sul centro della città”. Si legge tra l’altro in quell’articolo:  “…Per gli edifici sinistrati si contano chiese e collegi: la Basilica dela Steccata, insigne monumento d’arte e di fede, la Chiesa di Santa Teresa, il Collegio femminile di San Carlo, il Collegio salesiano di San Benedetto e la Chiesa parrocchiale annessa, altre due chiese, l’Asilo infantile Guadagnini, il Seminario Maggiore, la Piazza del Mercato e vari Palazzi sede di Istituti di credito e di uffici.”
Ma accanto a questo articolo venne pubblicato anche un trafiletto con un pesante attacco al grande direttore d’orchestra parmigiano Arturo Toscanini, esule negli Stati Uniti” perché contrario al fascismo.

GRAZIE TOSCANINI!

Ecco il testo di quel trafiletto, intitolato “Grazie Toscanini!”: “I “liberatori” acquistati con i dollari raccolti nei concerti di “beneficenza” in cui hai profuso la tua insuperabile arte, hanno seminato la distruzione e la morte sulla tua città. Grazie, grande concittadino, grazie a nome dei bimbi, delle donne, dei lavoratori straziati dalle tue bombe. Grazie per le Chiese, per le case, per le strade della tua Parma distrutte e sconvolte. Grazie per questo messaggio di morte che ci hai mandato da lontano, dalla tua comoda casa di oltreoceano, forse in un momento di… nostalgia. E con te ringraziamo anche gli ammiratori – eterni illusi – che ti credevano il Dio protettore della loro vita e della loro Parma! Grazie, le bombe hanno spezzato un diaframma di auree menzogne, dietro al quale è possibile a tutti finalmente vedere la tua anima immonda di rinnegatore della Patria”.
(Seconda puntata. Continua)
(Nelle foto, dall’alto: 1) La Chiesa di San Pietro, in piazza Garibaldi, colpita pesantemente; 2) Le ferite della Chiesa della Steccata; 3) Case sventrate in via Cairoli; 4) Devastazioni in via Cavour; 5) L’asilo infantile Guadagnini distrutto; 6) La cronaca della “Gazzetta di Parma” del 28 aprile 1944; 7) Il trafiletto “Grazie Toscanini!”)
DOPO SHAKESPEARE ARRIVÒ L'APOCALISSE

DOPO SHAKESPEARE ARRIVÒ L’APOCALISSE

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Il 23 aprile 1944, alle 22,55 le bombe “amiche” anglo-americane cominciarono a devastare la città, subito dopo una grandiosa rappresentazione dell’Amleto al Teatro Regio, con Renzo Ricci – Le prime vittime furono 15 militari della Guardia nazionale repubblicana
– Prima puntata – 
Sessantacinque anni. Sono passati sessantacinque anni da quando anche Parma, come molte città italiane, cominciò a subire il suo martirio. Gli alleati anglo-americani, la sera di domenica 23 aprile 1944, sganciarono grappoli di bombe che ferirono a morte la città.
Fortunatamente, almeno quella sera, risparmiarono il Teatro Regio, che fino a pochi minuti prima era stracolmo di parmigiani che erano andati ad assistere all’Amleto di Shakespare, superbamente intepretato da uno dei più amati attori italiani, Renzo Ricci.
L’apocalisse arrivò alle 22,55, quasi in concomitanza con il coprifuoco. Fu colpita la Scuola di Applicazione di Fanteria, nel Palazzo del Giardino (qui i primi morti, 15 militari della Guardia nazional repubblicana) furono centrati il Parco Ducale, il Ponte di Mezzo, Via delle Fonderie, lo scalo ferroviario del Cornocchio, il torrente, il Lungoparma Toscanini, viale Fratti. 
Si concluse così in tragedia una domenica che sarebbe dovuta passare, a Parma, secondo le speranze di tutti, come una “tranquilla domenica di guerra”. In un bel pomeriggio di sole molti parmigiani avevano assistito a una partita di calcio tra la Pesenti, una squadra cittadina e le Forze Armate Italiane. E tanti altri, la sera, si erano recati al Regio, appunto, per l’Amleto. Ma Parma era attesa dall’inferno.
Pochi minuti di bombe, pochi minuti di distruzione che hanno inferto il primo terribile colpo alla città. L’inferno. E non era che l’inizio.
(Prima puntata. Continua)
(Nelle foto, dall’alto: 1) Renzo Ricci; 2) Il Palazzo del Giardino con la Scuola di applicazione di fanteria; 3) Il Palazzo ducale ferito; 4) Piccoli crateri creati dalle bombe nel torrente; 5) Lo scalo ferroviario devastato)