Il monumento a Filippo Corridoni ha traslocato nei magazzini comunali di via Spezia, dove sarà sottoposto a complessi lavori di restauro (che costeranno 115.000 euri). I lavori, per la verità, erano già cominciati nel marzo scorso, ma poi erano stati interrotti perché la situazione strutturale e di sostegno era troppo critica per procedere in loco. Il restauro dovrebbe durare attorno ai sei mesi, quindi Corridoni dovrebbe tornare nella “sua” piazza, nell’Oltretorrente dove nel 1908, quando ancora si chiamava Piazza della Rocchetta, con De Ambris organizzò gli scioperi agrari, entro la prossima estate.
Il monumento, inaugurato il 30 ottobre 1927 alla presenza del duce Benito Mussolini, nel decennale della scomparsa di Corridoni, fu progettato dall’architetto Mario Monguidi e realizzato da Alessandro Marzaroli. Per almeno sei mesi, dunque, la piazza resterà “vuota” e tornerà ad assomigliare un po’ di più a com’era prima dell’arrivo di Corridoni. Lì infatti, in Piazza della Rocchetta, al posto della statua c’era una fontana, come vediamo nella foto dell’epoca.
MA CHI ERA FILIPPO CORRIDONI e perché il fascismo, parecchi anni dopo la sua scomparsa, si appropriò della sua figura di combattente facendone un simbolo della sua ideologia? Filippo nacque Pausula, poi ribattezzata Corridonia, in provincia di Macerata, il 19 agosto 1887 e cominciò a partecipare giovanissimo alla vita politica come socialista rivoluzionario. Così nel 1908, assieme ad Alceste de Ambris (del quale divenne poi anche parente, perché sua sorella sposò suo fratello) organizzò lo sciopero generale agrario divenuto memorabile per durata, partecipazione e determinazione.
Formatosi come antimilitarista (finì anche in carcere per questo), si convertì poi all’interventismo, schierandosi, anche con un aiuto finanziario, a fianco di Mussolini (allora ancora socialista) per l’intervento e divulgando il senso della partecipazione italiana alla Grande Guerra alle masse operaie e contadine. Lui stesso diede l’esempio, arruolandosi volontario in fanteria nonostante fosse minato dalla tisi. Fu assegnato alle retrovie, ma volle egualmente raggiungere la prima linea e cadde da eroe sul Carso, durante l’assalto e la conquista della celebre “Trincea delle frasche”, il 23 ottobre 1915. Questa la motivazione con la quale gli fu assegnata la medaglia d’oro al valor militare: “Soldato volontario e patriota instancabile, col braccio e la parola tutto sè stesso diede alla Patria con entusiasmo indomabile. Fervente interventista per la Grande Guerra, anelante alla vittoria seppe diffondere la sua tenace fede fra tutti i compagni, sempre esempio per coraggio e valore. In testa alla propria compagnia, al canto di inni patriottici, muoveva fra i primi con sereno ardimento all’attacco della difficilissima posizione e tra i primi l’occupava. Ritto, con suprema audacia sulla conquistata trincea, al grido di “Vittoria! Viva l’Italia” incitava i compagni che lo seguivano a raggiungere la meta finchè cadeva fulminato dal piombo nemico”.
Così “Il Popolo d’Italia” due anni dopo la morte di Filippo Corridoni, scrisse in un articolo firmato da Mussolini:
“Egli era un nomade della vita, un pellegrino che portava nella sua bisaccia poco pane e moltissimi sogni e camminava così, nella sua tempestosa giovinezza, combattendo e prodigandosi, senza chiedere nulla… Leviamoci un momento dalle bassure della vita parlamentare; allontaniamoci da questo spettacolo mediocre e sconfortante; andiamo altrove col nostro pensiero che non dimentica; portiamo altrove il nostro cuore, le nostre angosce segrete, le nostre speranze superbe, e inchiniamoci sulla pietra che, nella desolazione dell’Altipiano di Trieste, segnò il luogo dove Filippo Corridoni cadde in un tumulto e in una rievocazione di vittoria”. Benito Mussolini, “Il Popolo d’Italia”, 23 ottobre 1917
(Nelle foto, dall’alto – CLICCARE PER INGRANDIRE – : 1) Il monumento a Filippo Corridoni; 2) La piazza con la fontana, prima che venisse collocato il monumento a Corridoni; 3) Filippo Corridoni; 4) Corridoni /primo a sinistra/ con Mussolini: alleati nell’interventismo nella Grande Guerra; 5) La prima pagina della “Gazzetta di Parma” del 30 ottobre 1927, dedicata interamente all’inaugurazione del monumento a Corridoni; 6) La presenza di Mussolini all’inaugurazione)